Il flat design conquista il web e non solo

Siti web, sistemi operativi, applicazioni e tutto ciò di digitale che possiede un'interfaccia grafica sta sempre più abbracciando un nuovo stile: il flat design.

Moderno, minimale e stilizzato sta conquistanto il gradimento degli utenti, la cui attenzione è ormai immune a effetti 3D, gradienti e colpi di luce.

Negli utlimi tempi la imitatissima grafica delle icone in stile Apple, con angoli stondati, ombreggiature e quell'aspetto luccicante simile al vetro, sta lentamente lasciando posto a tinte piatte e forme squadrate.

Questo trend è inizianto da Google che negli utlimi anni, a partire dal lancio di Chrome e delle sue applicazioni, ha mano a mano abbandonato le ombreggiature 3D e reso più “opache e piatte” le tinte di pulsanti e icone.

Ma a fare la vera differenza è stao il lancio di Windows 8, che ha sfoggiato una nuova veste grafica totalmente differente e innovativa rispetto a tutti i trend del momento, riscontrando un grande successo tra gli utenti e creando subito seguito tra i web designer.

In molti hanno seguito il nuovo flat design, alcuni esempi sono la nuova grafica di Google Play, Youtube, Facebook, Twitter e molti altri.

La novità degli utlimi giorni arriva da Apple, con il lancio di iOS7, che introduce una nuova grafica fatta di icone stilizzate, sfumature quasi impercettibili e campi colore pieni, abbandonando del tutto le icone di vetro alle quali eravamo abituati fino a poco tempo fa, e alcuni rumors vociferano anche di una nuova grafica in arrivo per Android.

La nuova tendenza quindi va verso la brillantezza delle tinte e la semplicità delle forme, e chi non segue il trend diventa obsoleto.

Gli utenti web sono ormai abituati a distinguere vecchio e nuovo, e si sa, nella rete i tempi di evoluzione sono velocissimi.

In un mondo vasto come quello di internet l'immagine può fare la differenza sulle visite del proprio sito e un aspetto moderno e fresco fa percepire un'azienda altrettanto moderna e all'avanguardia.

E il tuo sito che aspetto ha?

Articolo di Francesca Parolin